L’omosessualità e le Chiese, 1° parte.
“E se il punto è quello di essere o non essere felici, nella nostra società di relazioni eterosessuali non sono davvero una pagina gloriosa. Chi mai si arrogherà dunque il diritto di salire sul pulpito affermando che gli omosessuali non amano nel modo giusto […]?”
(E. Fromm, L’arte di ascoltare, Oscar Mondadori, 2010, p.105)
Persona, libertà, identità.
“Diversità…….è una parola che fa paura” riporta un divertentissimo sketch del duo Lillo&Greg sull’omosessualità. Una gag ilare certo, ma che sottolinea l’ipocrisia e l’intolleranza nella quale siamo immersi quando si parla di omosessualità, soprattutto in rapporto alla sfera spirituale e religiosa con particolare riferimento alla Chiesa Cattolica ed Evangelica.
Il 21 ottobre 2020, Papa Francesco sconvolge l’opinione dei benpensanti aprendosi alle unioni civili e promuovendosi in difesa delle coppie gay:
“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.
Le parole di Papa Francesco hanno sollevato un vespaio all’interno della stessa Chiesa Cattolica.
Nella breve intervista che La Repubblica ha fatto ai due papà gay (al tempo 3:20), aventi tre figli e che hanno ricevuto la telefonata di Papa Francesco, uno dei due individua e descrive con una chiarezza cristallina su cosa bisognerebbe puntare la consapevolezza individuale e sociale: “Il reale cambiamento sta nel riportare la persona al centro, con tutte le sue sfaccettature, non più la categoria di appartenenza della persona”. Una osservazione tanto semplice quanto saggia e completa: riportare al centro la Persona, non la categoria.
Nel momento stesso in cui noi categorizziamo tramite il giudizio (“quello è gay, quell’altro è di destra, quell’altro di sinistra, quello è straniero, quell’altro musulmano”, etc etc), noi stiamo settorializzando, inseriamo cioè quell’individuo in una casella, gli appiccichiamo sopra una bella etichetta. A cosa porta questo? Che non vedremo più l’universo esistente dietro quel volto, ma solo l’etichetta che gli abbiamo affibbiato. Questa è l’anticamera degli stereotipi e dei pregiudizi.
Chi è la Persona? A. Mercurio, psicoterapeuta umanista-esistenziale, la definisce come “un principio spirituale unificatore, dotato di libertà e identità propria, che è fine a se stesso e a nessun altro, i cui elementi costitutivi sono: la capacità di amare se stesso e la capacità di amare gli altri”1.
Perché dunque, mi sono sempre chiesto, l’orientamento sessuale di una persona dovrebbero provocare la stigmatizzazione della stessa più di quanto farebbero i gusti alimentari? Cosa cambia nel mio mondo e nel mio essere se quella persona decide di mettere il suo organo genitale in un posto invece che in un altro? Fatta salva la sacralità del rispetto reciproco e dell’imperativo morale di non causare danno a se stessi e a un altro essere umano, se due persone, adulte e nel pieno delle proprie facoltà mentali, si concedono l’una all’altra a prescindere dal sesso, qual è il problema? Quale danno potrà mai portare alla mia persona il fatto che un altro individuo ha un orientamento sessuale diverso dal mio?
Eppure una larga fetta della popolazione non la pensa così. Ma non è solo una semplice opinione, spesso assume i connotati di una vera fobia, alla stregua di come si potrebbe aver paura di un virus contagioso. All’interno del Vaticano stesso infatti, sembra ci sia una vera e propria frattura provocata da questo argomento così scottante; sembra si sia arrivati addirittura a censurare lo stesso Papa.
Strana società che siamo: ci riteniamo tanto progrediti perchè riusciamo a comunicare in tempo reale e in mobilità con una persona che vive dall’altra parte del globo, eppure non sappiamo ancora gestire, senza scandalizzarci e in modo positivo, un tale argomento.
D’altra parte, se nella Chiesa Cattolica ci sono delle frange così resistenti a questi cambiamenti di visione della Persona, nelle altre chiese cristiane come in quella Evangelica -che ho avuto modo di vivere personalmente- , le cose non vanno certo meglio.
La Chiesa Evangelica.
Nella Chiesa Evangelica il culto viene riservato unicamente a Dio e a suo figlio Cristo Gesù, unico vero Pontefice. Di fatto quindi, non viene riconosciuto tale ruolo al Papa cattolico e i santi non sono visti come tali ma come fratelli al pari di tutti gli altri appartenenti alla Chiesa. Le messe (chiamati “culti”), sono tenuti da un “pastore” il quale può decidere la struttura gerarchica della sua Chiesa in caso di comunità particolarmente numerose.
A differenza della Chiesa Cattolica, i pastori evangelici possono essere anche delle donne, non prendono dei voti religiosi formali come quelli del clero, sono liberi di sposarsi e nella stragrande maggioranza ricoprono il ruolo di conduttore della comunità nel loro tempo libero, sostenendosi nella vita con il loro lavoro (a meno di non essere a capo di comunità particolarmente numerose capaci, con le loro offerte, di garantire il sostentamento del pastore).
Alcune Chiese poi, possono avere la capacità di pubblicare libri e opuscoli su diversi temi (tra cui l’omosessualità) i quali però -pare ovvio- vengono editati solo se non entrano in contrasto con i valori vigenti all’interno di quella particolare comunità; sì, perché non è affatto raro che comunità che si definiscono entrambe evangeliche, entrino in contrasto -se non addirittura in competizione più o meno esplicita- tra loro.
Infine, la maggior parte degli appartenenti alle Chiese Evangeliche, si indignano se vengono definiti “religiosi”; per loro la religiosità infatti corrisponde alla struttura liturgica e dogmatica tipica della Chiesa Cattolica dalla quale rifuggono completamente.
C’è comunque molta eterogeneità nelle strutture e nei modi di interpretarsi che possono variare sensibilmente, soprattutto nelle modalità espressive, da comunità a comunità. In molte comunità gli uomini siedono tutti da una parte, separati dalle donne che stanno dalla parte opposta; le donne sono invitate a portare il velo in testa e a non indossare pantaloni…. Mi chiedo se siano davvero queste le cose importanti per sviluppare una libera spiritualità…. Questo, per par condicio, è una domanda che mi viene da rivolgere nei confronti della struttura liturgica e dogmatica della Chiesa Cattolica, sia chiaro.
La presunzione di conoscere.
Torniamo al tema dell’omosessualità. Laddove l’ignoranza della materia regna sovrana, vige anche la presunzione e l’arroganza di conoscere tutto sull’omosessualità, anche quello che la scienza non sa ancora. In questi ambienti infatti, l’omosessualità viene considerata ancora una malattia (sebbene sia stata depennata dal DSM , il manuale diagnostico dei disturbi mentali ufficialmente nel 1990), oppure viene pensata come una facoltà di scegliere della persona, cioè qualcosa del tipo “sei tu che scegli il tuo orientamento sessuale e dunque sei pienamente responsabile se scegli di unirti a un individuo del tuo stesso sesso e conseguentemente scatta il giudizio sulla tua condotta“ . Poco o nulla serve ricordare a chi ragiona in questo modo -le cui comunità spesso assumono i preoccupanti connotati tipici delle sette- che neanche la più moderna scienza sa per certo come si forma l’orientamento sessuale di un individuo; con ogni probabilità concorrono una molteplice serie di fattori sia genetici che esperienziali dove sembrerebbero assumere grande rilevanza le esperienze relazionali con le figure primarie (i genitori).
Ecco dunque che chi è spaventato dal diverso, si trova a doversi scontrare con un’altra bestia nera dell’animo umano: l’ indeterminazione . Molto meglio quindi una certezza sbagliata che una giusta accoglienza dell’ignoto. Nella seconda parte dell’articolo, vedremo quali sono gli argomenti che le persone religiose, e/o pseudo-spirituali che dir si voglia, mettono a difesa delle loro posizioni.
Note.
1: A. Mercurio, Teoria della persona, Ed. Costellazione di Arianna, 1992, 4a di copertina.
Bell’articolo, fa chiarezza su un argomento che troppo spesso viene corrotto da pregiudizi o partiti presi.